Quali sono le tradizioni natalizie di Napoli? Dal Presepe alla Tombola
Il Natale, dopo mesi e mesi di attesa, è finalmente alle porte e con esso tutto il periodo delle festività capace di regalare alle famiglie momenti di relax, quiete e pace all’insegna dello stare bene in famiglia.
In questi ultimi giorni che ci separano dal più importante periodo dell’anno, il pensiero di ogni componente è indirizzato verso i regali da fare, per coloro che ancora non hanno adempiuto a questo obbligo morale; altri invece stanno già organizzando tutti quei rituali e tradizioni che si devono rispettare affinché il Natale possa definirsi tale.
La sacralità del Presepe
Per la cittadinanza napoletana, il Natale è un evento a cui dedicare tutte le proprie energie e le proprie risorse affinché si possa festeggiare nel pieno rispetto della tradizione.
La tradizione del presepe e San Gregorio Armeno
Uno dei riti maggiormente sentiti all’ombra del Vesuvio è sicuramente la realizzazione del Presepe, diventata una vera e propria arte nel corso del tempo: basti pensare a quante migliaia di turisti ospiti San Gregorio Armeno, quartiere di Napoli letteralmente costellato da botteghe artigiane incentrate sull’arte presepiale.
In quest’atmosfera magica, i maestri danno prova della loro immensa bravura creando dei piccoli mondi in miniatura composti da sughero e terracotta, arrivando a plasmare con le loro mani tutti i protagonisti del Presepe, dai Re Magi ai pastori, passando per gli animali.
Negli ultimi anni, tuttavia, le statuine più tradizionali del presepe stanno vedendo l’aggiunta di miniature dedicate ai più importanti personaggi della scena mondiale attuale, appartenenti allo spettacolo, alla politica, allo sport e, immancabili, ai personaggi di spicco della tradizione napoletana, dai comici ai cantanti.
Quando si fa il presepe
Secondo la tradizione, il sacro Presepe dev’essere allestito l’8 dicembre, in corrispondenza dell’Immacolata Concezione, per poi sparire dalle bancarelle il 6 gennaio; nei primissimi giorni di allestimento, il vero protagonista del Presepe, Gesù Bambino, non è ancora presente, salvo comparire nei giorni immediatamente precedenti a Natale.
Insomma, la tradizione del Presepe è uno dei must dei napoletani: senza ombra di dubbio, è un rito che continuerà ancora per moltissimo tempo!
La Tombola Napoletana
Non esistono festività natalizie senza la tipica conclusione del pranzo di Natale finalizzata a prevenire il classico abbiocco pomeridiano: la Tombola!
Che cos’è la Tombola e come s gioca
Per i non avvezzi, essa non è altro che una sorta di Bingo casereccio (un’eresia per i napoletani, quindi non ripetetela ad alta voce), realizzato con numeri, cartelle e cartellone.
L’obiettivo è riempire la propria casella con i numeri chiamati sul cartellone, estratti agitando “il panaro”.
Le chiamate possibili sono le seguenti:
- Ambo
- Terno
- Quaterna
- Cinquina
- Tombola
Nel caso dei primi 4 i numeri devono essere presenti sulla stessa riga della cartella, mentre la tombola si verifica quando tutta la cartella è completa.
La tombola come simbolo di felicità in famiglia
È accompagnato soprattutto da tante risate e da un agonismo senza pari: i partecipanti, perlopiù familiari, si battono senza paura per accaparrarsi i premi in palio, a volte anche simulando un ambo o una quaterna tra l’ilarità dei presenti.
Le origini della Tombola
Probabilmente non tutti sanno che, inizialmente, la Tombola veniva giocava solamente il giorno di Natale; tuttavia, col passare degli anni, tale mentalità abbastanza rigida e inflessibile si è un po’ smussata e la Tombola ha iniziato a rappresentare un appuntamento fisso di tutte le vacanze natalizie.
La Tombola e la smorfia, i numeri e i significati
Non tutti sanno che ad ogni numero della tombola napoletana è associato un significato, presente nelle vecchie cartelle della tombola su ogni casella. Ma non è tutto, c’è anche una forte correlazione tra la stessa e la smorfia napoletana, una delle più antiche tradizioni scaramantiche di Napoli.
Per scoprire i significati, leggi i nostri approfondimenti:
-> I numeri della smorfia da 1 a 50 con i loro significati
-> I numeri della smorfia da 51 a 90 con i loro significati
Il capitone e il baccalà: immancabili tradizioni culinarie
Le tavole imbandite di Natale non possono esistere senza i loro protagonisti indiscussi: il capitone e il baccalà.
Il primo ha una funzione prettamente simbolica: dato che ricorda il celebre serpente che indusse Eva a peccare contro Dio, mangiarlo a Natale funge da modo per esorcizzare la cattiva sorte.
La tradizione napoletana, tuttavia, prevede anche la classica diatriba tra capitone e anguilla.
-> Scopri la nostra ricetta del Baccalà
Qual è la differenza tra Capitone e Anguilla?
Di fatto nessuna. Il Capitone è la femmina dell’anguilla, un pesce che può superare il metro di lunghezza, mentre la semplice “Anguilla” a Napoli nulla è se non il maschio della specie.
Come viene conservato il capitone
Il capitone classico viene conservato in grandi vasche e può essere cotto in svariati modi, ma a Napoli la tradizione vuole che sia necessariamente fritto, esattamente come il baccalà, il secondo protagonista delle tavole natalizie.
Il baccalà: una tradizione immancabile
Le ricette che vedono il baccalà come assoluto protagonista sono tantissime, ma sono tutte accomunate da un unico denominatore: la frittura.
L’odore sublime che la pietanza emana fa già pregustare ai commensali quello che sarà il suo sapore, gustosissimo come il frutto proibito dell’Eden!
Le ciociole e i dolci di Natale
La fine del pranzo di Natale, prima che arrivi il momento della Tombola, è dominata da due cibi che i familiari della tavolata gustano con felicità: le ciociole e gli struffoli, ma vicino troviamo sempre le castagne del prete e i roccocò.
Cosa sono le ciociole e le castagne del prete
Le prime non sono altro che tutti quei prodotti con guscio che si consumano appena prima dei dolci: si tratta quindi di noci, mandorle, pistacchi, arachidi e noci. Le ciociole sono accompagnate da un’altra tradizione culinaria: le castagne d’o prevete.
Da dove ha origine il nome “Le castagne del prete”
La loro denominazione è dovuta ad un’interessantissima leggenda che alberga dietro questo alimento: pare che un prete ne accumulò un ingente quantitativo sul suo mulo, il che affaticò la bestia che inciampò, facendo rotolare tutto il carico nel fiume.
I compaesani, avendo visto l’accaduto, iniziarono a denigrare il prete che, però, non si perse d’animo: raccolse tutte le castagne cadute e, arrivato a casa, le mise nel forno.
Inaspettatamente, a fine cottura, le castagne avevano un sapore buonissimo tanto che, proprio quei compaesani che lo avevano preso in giro poco prima, le gustarono appassionatamente: da quel momento furono chiamate “le castagne del prete“.
Come sono fatti gli struffoli
Il dolce tipico di Natale che non deve mai mancare sulle tavole napoletane è lo struffolo, pallina di pasta realizzata con farina, uova, zucchero, sale, strutto e liquore d’anice, che viene fritta in olio caldo e guarnita con del miele.
Tuttavia, dato che la sua composizione lo rende un alimento particolarmente grasso, nel corso degli anni è stata creata una sua versione light, la quale prevede la sostituzione della frittura con la cottura al forno.
Una volta pronti, gli struffoli vengono decorati con i canditi e i confetti di zucchero colorati, per poi essere consumati in pochissimo tempo dai commensali!
Insieme agli struffoli, i napoletani sono soliti consumare anche i mostaccioli, ossia dei biscotti glassati al cioccolato con una pasta abbastanza morbida; in alternativa, ci sono anche le paste di mandorle, dolcetti colorati dalle varie forme.
-> Scopri la nostra ricetta degli struffoli
-> Scopri la nostra ricetta dei mostaccioli
Cos’è il Roccocò e com’è fatto
Tra gli altri dolci, si annoverano il roccocò, biscotto particolarmente duro che viene spezzato in due parti per favorirne la degustazione, oltre ai classici susamielli, dolcetti dalla forma ad S che devono la loro denominazione ai principali ingredienti della ricetta, il sesamo e il miele.
Anticamente, i susamielli erano divisi in 3 ricette, a seconda della destinazione finale: alcuni erano riservati ai nobili, altri agli zampognari ed altri ancora al clero.
Quelli di oggi sono quelli anticamente destinati ai nobili, data la loro composizione che prevede la presenza di farina bianca di primissima scelta arricchita dal tradizionale pisto, un mix di spezie partenopee.
-> Scopri la nostra ricetta per i Roccocò
-> Scopri la nostra ricetta per i Susamielli
La Processione del Bambinello
Come detto precedentemente, allo scoccare della mezzanotte del giorno di Natale, il veto sulla presenza della statuina del Bambin Gesù cessa: solo a quel punto, nell’antica tradizione, essa veniva tirata fuori e portata in processione in ogni singola stanza della casa, inscenando una vera e propria fiaccolata con tanto di candele accese e “Tu scendi dalle stelle” come sottofondo.
Oggi è ormai una tradizione morta, si tende solitamente a mettere il “bambiniello” nella culla allo scoccare della mezzanotte senza tutto il rito.
Secondo la tradizione, questo rito aveva l’importante funzione di portare la Luce Divina in tutta la casa; al termine, ogni componente della famiglia pronunciava una preghiera e baciava il Bambinello prima di riporlo nel Presepe.
La veridicità di questa particolare tradizione napoletana è evidente dalla cura che le famiglie riservano ancora oggi alla statuina del Bambinello, arrivando a tramandarla di generazione in generazione senza tener conto delle dimensioni dei Presepi futuri: ancora oggi, questo rito fa parte della millenaria tradizione napoletana!
Le tradizioni della Vigilia
Nonostante non sia una vera e propria tradizione, le famiglie napoletane sono solite effettuare una bella passeggiata la mattina della Vigilia, occasione per riunire la famiglia prima di quelle che saranno le festività.
Non solo, il 24 dicembre lo si impiega anche per provvedere agli ultimissimi regali da mettere sotto l’albero, alle ultime compere per il cenone e allo scambio di auguri tra amici e conoscenti, i quali si riuniranno davanti a qualche brindisi.
La cena della Vigilia
Le tradizioni della Vigilia proseguono con la cena rigorosamente a base di pesce: le origini di questa usanza, infatti, risalgono agli albori della fede cristiana, quando il giorno prima di Natale veniva considerato “di magra” e, per questo, si osservava il divieto di mangiare carne.
Da allora, i napoletani si sono abituati a consumare unicamente pesce la cena della Vigilia, senza toccare la carne o pensarci minimamente.
Che cos’è l’insalata di rinforzo?
Parallelamente a quanto appena descritto, un’altra tradizione natalizia è legata al consumo della classica insalata di rinforzo: di cosa si tratta?
Sostanzialmente, essa non è altro che un’insalata a base di sottaceti che serviva per rinforzare e preparare lo stomaco al giorno di magra, la Vigilia; oggi, tuttavia, resta un antipasto che si consuma prima di gettarsi a capofitto sulle portate principali di cenone e pranzo, anche se a non tutte le famiglie piace.
La figura dello zampognaro
Legata doppio filo alle festività natalizie napoletane è la figura dello zampognaro, la quale affonda le sue radici molto indietro nel tempo: secondo la tradizione, infatti, le prime tracce degli zampognari risalgono a quando i pastori si recavano in città chiedendo offerte in denaro in cambio di melodie natalizie.
Oggi, l’inizio dell’inconfondibile suono delle zampogne inizia già l’8 dicembre, per poi proseguire per tutto il mese, sino a Natale.
Insomma, come abbiamo esaminato, i riti e le usanze natalizie dei napoletani sono meravigliose! Indipendentemente dal protagonista di ogni tradizione, per i napoletani l’unica cosa che conta è passare il Natale con chi si ama, non importa quanti sono i commensali o chi ha realizzato il miglior presepe.
Se sono presenti pace, gioia, allegria, spensieratezza e convivialità, si può festeggiare il Natale come si deve, all’insegna delle tradizioni e dell’auspicio che il nuovo anno possa regalare a tutti nuove gioie!