Anelante di Antonio Rezza al Teatro Bellini di Napoli [Recensione]

Rezza al Teatro Bellini di Napoli con Anelante
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Un nuovo spettacolo di Antonio Rezza, tutto sul filo dell’assurdo e del surreale: è Anelante al Teatro Bellini di Napoli.

Il 29 novembre 2016, al Teatro Bellini di Napoli, si è tenuta la prima del nuovo spettacolo di Antonio Rezza, Anelante. Andrà in scena fino al 4 dicembre e, come per ogni opera dell’artista romano, è stato realizzato in collaborazione con Flavia Mastrella.

Anelante è il settimo lavoro del duo artistico e presenta alcuni elementi di novità rispetto ai precedenti. Il principale riguarda il numero di attori in scena: mentre in passato era solo Rezza il protagonista assoluto del palco (anche se in Fratto X, per alcuni tratti, lo condivideva con l’ottimo Ivan Bellavista), in Anelante sono ben 4 i personaggi che lo affiancano. E, altra frattura rispetto al passato, anche questi attori parlano e si muovono in maniera frenetica e dinamica sulla scena.
Una decisione, questa, che consente a Rezza di interagire in maniera diversa e di portare avanti scenette corali, nonostante spesso gli altri personaggi non sembrino altro che sue proiezioni.

Relativamente alla scenografia, l’Habitat (l’ambiente, la disposizione sul palco degli elementi scenografici) è come sempre realizzato da Flavia Mastrella e questa volta è formato da una serie di pannelli che si smantellano e ricompongono a piacimento sul palco, a seconda delle esigenze della scena. Per la maggior parte del tempo sono affiancati in modo tale da formare finestre e porte dalle quali i personaggi si affacciano, appaiono e scompaiono aiutando Rezza a realizzare irreali e divertenti episodi di assenza-presenza.
È il caso di una delle primissime situazioni inscenate, quella in cui i grandi della Terra si riuniscono per il G20, trasformatosi presto in G15, in G13 e in G8, per giungere alla definitiva e necessaria scelta di G5 a causa della mancanza del numero di partecipanti. Un incontro reso quasi impossibile dal continuo scomparire e riapparire dei presenti dalle finestre dell’habitat sul palco.

Anelante di Antonio RezzaI temi

Quello politico e del potere è solo uno degli argomenti affrontati, anche se è difficile, in uno spettacolo di Rezza, parlare di tematiche ben lineari che vengono toccate. Il poliedrico artista, infatti, ci ha da sempre abituati alla non-linearità nei suoi spettacoli, al surrealismo e al paradossale, ad una serie di situazioni inscenate quasi sempre slegate tra loro, che portano il pubblico a domandarsi quale possa essere il collegamento. Una domanda che, per chi conosce il modo di fare teatro di Rezza-Mastrella, non ha senso porsi perché i temi alla base degli spettacoli nascono direttamente dal corpo dell’attore romano per arrivare d’impatto alla testa e all’animo degli spettatori.

Ed anche con Anelante il meccanismo è lo stesso, seppure sia possibile estrapolare una serie di argomenti che man mano vengono affrontanti. Politica, religione, lavoro, pensioni, il senso della vita, ma soprattutto necrofilia, pedofilia, omosessualità e il tema del sesso in generale, utilizzando soprattutto la psicologia freudiana, quasi il vero filo conduttore della serata. Tanto che una delle scene clou di Anelante è una sorta di veglia funebre in cui il deceduto viene continuamente violato, così come vengono violati anche i presenti. Il tutto mentre il personaggio interpretato da Rezza ricorda la sua infanzia anch’essa violata e così quella di chi lo affianca.

Una difficoltà di cui si dà la colpa proprio a Freudla cui fortuna nasce dal fatto che a un certo punto della giornata la gente c’ha sonno” e che ha spinto tutti noi a credere di essere innamorati dei nostri genitori. Una sorta di condanna che ci potrebbe costringere a vivere quasi con l’incubo di dormire. Ed ecco che uno degli altri personaggi dello spettacolo ha il terrore di addormentarsi e, per evitarlo, parla in continuazione. Una parlantina che gli impedisce di leggere (anzi, di comprendere mentre legge, tanto che anche durante la lettura continua a parlare, senza in realtà leggere le parole scritte), ma anche di ascoltare gli altri. Ed anche il matematico della scena di apertura non fa altro che parlare, identificandosi con numeri, equazioni ed ipotesi del tutto surreali.

Conclusione

Insomma, Anelante è come un torrente che ci trascina, uno spettacolo che non ha un argomento, ma che contemporaneamente ne ha tanti tutti slegati. Eppure per lo spettatore non è mai un problema: non si è spinti a chiedersi di cosa parli lo spettatolo, si viene semplicemente sommersi e la risata, anche un po’ cinica, è l’unica risposta possibile al senso di caducità della vita che sembra emergere da tutto ciò.

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Scritto da Fabiana Bianchi
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