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Il Castel dell’Ovo a Napoli

Il Castel dell'Ovo nel Golfo di Napoli

Castel dell’Ovo: il castello più antico di Napoli

Il castel dell’Ovo (in latino, castrum Ovi), è il più antico castello di Napoli che sorge sull’isolotto di Megaride dove, secondo la leggenda, vi approdò la sirena Partenope che diede il primo nome alla città antica, primo insediamento dei greci, i Cumani (di origine greco-euboica), nella metà del VII secolo a.C.

Dopo l’isolotto fu colonizzata anche la terraferma, rappresentata dal Monte Echia (l’attuale borgo di Santa Lucia), dove sorse il primo centro abitato dell’antica Neapolis. L’isolotto fu poi collegato alla terraferma ed il patrizio romano Licinio Lucullo vi costruì una splendida ed elegante villa, il Castrum Lucullanum, che restò sul sito fino all’epoca tardoromana.

Molteplici furono gli eventi che danneggiarono l’originario aspetto normanno del castello, che fu soggetto a diversi lavori di ricostruzione nel corso del periodo angioino ed aragonese.

Storia del Castel dell’Ovo

Il Castrum Ovi, ovvero il Castel dell’Ovo a Napoli, è il più antico maniero delle città.

Esso giace su un isolotto composto da tufo, chiamato di Megaride e secondo la leggenda, fu in questo pezzo di terra che approdò la sirena Partenope, colei che diede il primo omonimo nome all’antica Napoli, fondata dai greci cumani, intorno al VIII secolo a.C.

Lo scoglio con porticciolo turistico è attualmente famoso con il nome di Borgo Marinari ed è davvero molto amato dai napoletani e non solo, soprattutto quando, d’estate, la brezza marina attenua il caldo e concede refrigerio ai visitatori grazie alla presenza della baia dove si ergono ristoranti e locali tipici.

Borgo Marinari è collegato alla terraferma da un ponte che lo lega esattamente al lungomare di Napoli, in via Partenope.

Il primo antico centro abitato fu fondato sulla propaggine naturale del Monte Echia, il quale fu conquistato subito dopo la presa dell’isolotto; l’isolotto è collegato da un istmo di roccia alla terraferma e in esso, ancora oggi, si erge il rione di Santa Lucia.

Prima della fondazione di Castel dell’Ovo, nel I secolo a.C., l’isola e la terraferma vennero collegate dal patrizio Lucio Licinio Lucullo, il quale fu un precursore nel rendersi conto delle enormi potenzialità del posto: acquisito un fondo molto vasto proprio in quel lembo di terra circondato dal mare, egli vi eresse la sua incantevole villa, nota come Castellum Lucullanum.

Nel suo sfarzoso castello, Lucullo diede vita a studi filosofici e storici, a dimostrazioni di ricchezza anche attraverso infiniti banchetti, danze, spettacoli di intrattenimento, giochi ed altri eccessi, i quali, appunto, generarono l’aggettivo “luculliano” per indicare questo appariscente modo di vivere. Già allora, nella Villa di Lucullo, erano presenti allevamenti di murene, alberi da pesco, giunti dalle terre persiane e ciliegi, importati da Cerasunte, oggi Giresum, capoluogo dell’omonima provincia turca.

La villa di Lucullo subì diversi attacchi sia in epoca angioina, sia aragonese e questo richiese frequenti interventi di ristrutturazione per attribuirle nuovamente il suo originario aspetto normanno.

Ripercorrere e narrare la storia di Castel dell’Ovo è tutt’altro che semplice, per il fatto che si tratta di un continuum succedersi di fatti storici, miti popolari, aneddoti e leggende che si intrecciano sin dalla sua fondazione e fino ai giorni nostri.

Tra queste narrazioni prende vita anche una storia popolare che riguarda il poeta Virgilio e il suo uovo.

Il Castrum era la villa più nota di tutto il Golfo di Napoli, si ergeva dalla montagna di Pizzofalcone fino a Piazza del Municipio, dove oggi è presente il Maschio Angioino. In questa imponente villa furono raccolte opere d’arte giunte dalle province asiatiche, esisteva una imponente biblioteca presso la quale si recavano intellettuali e uomini di scienza provenienti da ogni luogo.

Erano qui allevati pesci rarissimi e la villa fu dotata di peschiere capaci di fruttare milioni di sesterzi.

Alla morte del console la Villa di Lucullo fu acquisita dall’impero per lungo tempo e fu Valentiniano III a fortificarla, fino al momento in cui divenne addirittura la sede dell’esilio di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’occidente, il quale morì proprio all’interno di queste mura, nel 476.

Dal V al X secolo, la villa divenne poi un eremo per monaci basiliani provenienti dalla Pannonia: essi adottarono la regola benedettina e idearono lo scriptorium, anche grazie alle immense opere bibliotecarie lasciate in eredità dallo stesso Lucullo. Nel X secolo, i monaci dovettero abbandonare il castello dopo l’arrivo dei saraceni, quando i Duchi di Napoli lo trasformarono in fortezza e avamposto destinato alla difesa della città.

I religiosi lasciarono il complesso monastico per rifugiarsi a Pizzofalcone. Dei documenti risalenti a 1128, narrano dell’esistenza di una fortezza creata dai monaci basiliani e chiamata Arx Sancti Salvatoris e della quale è giunto a noi solo il frammento di un ingresso con grandi archi nel loggiato.

Con la giunta dei normanni molte amministrazioni relative al commercio e allo sviluppo furono delocalizzate da Castel dell’Ovo a Castel Capuano.

Il castello venne fortificato ancora una volta sotto il regno di Costanza d’Altavilla, regina degli svevi, dallo stesso Federico II, il quale eresse Torre di Colleville, Torre di Mezzo e Torre Maestra. In questo periodo il maniero fu adoperato come reggia e come prigione di stato.

Nel 1370, un terremoto fece crollare l’arco naturale del castello e la regina Giovanna I da un lato ne ordinò la ricostruzione in muratura e dall’altro colse l’occasione per restaurare anche le costruzioni normanne. La monarca visse qui come sovrana, per trovarvi poi la prigionia fino all’esilio di Muro Lucano, in conseguenza del tradimento del suo stesso nipote.

Ulteriori ricostruzioni ebbero luogo per volere di Alfonso V d’Aragona, il quale fece ripristinare il molo, potenziare la difesa abbassando le torri e in generale, donando maggiore ricchezza al palazzo reale; il castello cadde in mano francese e per riappropriarsene, suo figlio Ferrante I, decide di farlo attraverso l’utilizzo di pesanti bombardamenti.

L’ultimo re aragonese fu spodestato dalla Spagna; successivamente le torri furono danneggiate e ricostruite ancora una volta, per apparire come le vediamo oggi: a forma ottagonale, con le mura rese più spesse e resistenti e con le strutture difensive orientate verso il basso e non verso il mare.

L’avvento dei viceré spagnoli prima e dei Borbone dopo, comportò la creazione di due ponti levatoi e di un’ulteriore fortificazione con batterie.

Dal XVIII secolo Castel dell’Ovo smise di essere definitivamente la sede dei reali e fu adibito esclusivamente ad avamposto militare, ad accantonamento e a prigione: qui trovarono la reclusione Tommaso Campanella, prima della condanna a morte e diversi carbonari, giacobini e liberali.

Dopo l’Unità d’Italia fu studiato un piano di risanamento che doveva mutare tutto l’aspetto di Napoli e che comprendeva l’intero abbattimento del castello per sostituirlo poi con un nuovo rione; fortunatamente non si proseguì con questo proposito, sebbene la fortezza rimase in totale abbandono fino ai restauri che ebbero luogo nel 1975.

Oggi Castel dell’Ovo è visitabile e fa parte del rione di Santa Lucia: al suo interno, nelle bellissime sale si svolgono manifestazioni, convegni, meeting e mostre. Come accennato, di fronte alle mura c’è il porticciolo di Borgo Marinari, sede della movida napoletana e di vari importanti circoli nautici.

Leggende e curiosità del Castel dell’Ovo a Napoli

Castel dell’Ovo è reso noto e mitizzato, oltre che per la lunga storia che lo contraddistingue, anche per una leggenda che riguarda il poeta Virgilio, il quale, nel Medioevo veniva considerato anche mago.

Egli compose a Napoli sia la famosa opera Le Bucoliche sia i 4 libri delle Georgiche.

Secondo la leggenda, il poeta-mago avrebbe nascosto un uovo magico all’interno di un contenitore di cristallo, a sua volta racchiuso in una gabbietta di ferro e appeso al soffitto delle stanze segrete, situate nel sotterraneo dell’edificio. Questo uovo aveva il potere di mantenere in piedi il maniero, di garantire l’integrità dell’isolotto e quindi di proteggere tutta la città.

Nel caso in cui l’uovo, il quale in realtà non è mai stato trovato, si fosse rotto, pesanti catastrofi si sarebbero abbattute sull’intera città partenopea.

La leggenda narra che, durante il regno di Giovanna I, il 26 luglio del 1370, il castello fu parzialmente abbattuto da una impressionante mareggiata all’altezza dei bastioni e un prigioniero, tal Ambrogio Visconti, scappando dalle prigioni urtò il contenitore e ruppe l’uovo. La fortezza iniziò a crollare insieme a una parte del Monte Echia e per evitare che il panico si diffondesse tra gli abitanti, la stessa regina dovette confessare di aver sostituito l’uovo.

Questa leggenda in realtà è legata al fatto che il poeta amasse a tal punto Napoli, da trascorrervi molto del suo tempo e da diventare un personaggio noto ai partenopei, i quali, da sempre amanti di credenze popolari, gli attribuirono un ruolo di mago, che lui per primo non si curò mai di smentire.

C’è di più, perché Virgilio, amico del magister civium, ovvero dell’allora sindaco della città, fu da questi ingaggiato per aiutarlo nelle opere di bonifica della città di Napoli, la quale era allora continuamente affetta da pestilenze, a causa dell’assenza di chiaviche e della presenza di numerose zone paludose.

Il poeta, grazie agli insegnamenti impartiti dal padre agricoltore, era un notevole conoscitore della materia e questo gli permise di essere ricordato per la sua collaborazione nelle vaste opere di risanamento e, come ricorda l’epitaffio nella sua tomba, soprattutto per aver dato origine al primo scavo della galleria sotterranea che legava Mergellina a Bagnoli.

Questo sotterraneo permise ai viaggiatori di evitare di scavalcare l’impervia collina di Posillipo e di evitare la lunga deviazione del passaggio sotterraneo di Seiano.

Si trattò di opere di grande che riscossero un grande successo, poiché facilitarono gli spostamenti dei napoletani e che contribuirono a fregiare il poeta dell’appellativo di mago.

La leggenda dell’uovo in realtà risale a molto tempo prima della presenza di Virgilio ed era stata esclusivamente un modo colorito per spiegare come il Castrum Lucillum si fosse guadagnato quell’appellativo, il quale era dovuto semplicemente al fatto che Ruggiero I Normanno lo edificò su rovine preesistenti, donandogli una forma ovulare.

Gli archivisti e gli studiosi napoletani dell’ottocento erano delle figure molto rinomate per la loro bravura e furono proprio loro a testimoniare che il nome del castello non aveva a che fare con alcun uovo, ma era legato unicamente alla sua forma.

Resta il fatto che la verità storica, così come essa è realmente, spesso viene dimenticata e in parte perduta perché ritenuta poco curiosa e stimolante per chi la ascolta, mentre il fascino legato alle leggende ha il potere di renderle accattivanti, interessanti e facili da ricordare, donandogli dunque maggiore longevità, se non renderle addirittura immortalità.

Cosa visitare del castello

La struttura di Castel dell’Ovo

La parte esterna del Castel dell’ovo

L’incantevole fortezza nota come Castel dell’Ovo, oggi sede della Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggisti della Regione Campania, mostra tutta la sua bellezza appena si arriva, poiché già dall’esterno è possibile ammirare il panorama sul golfo: si tratta di qualcosa di unico nel suo genere.

Il molo che si affaccia sul mare è noto come Ramaglietto, il quale venne edificato sopra il “ciglio del sole” nel quale tempo fa giacevano i mulini a vento e si tratta di un luogo accogliente per i suoi visitatori e nel quale vengono organizzati dei buffet.

L’unica strada interna è quella che attraversa la Torre Normandia, la quale si posa su archi in piperno e mostra un’antica merlatura guelfa inserita in un rialzo successivo. Dopo la torre si incontra la Chiesa di San Salvatore, la quale si posa su colonne fatte in granito, ha capitelli di spoglio di matrice romana e conserva al suo interno degli affreschi tardo bizantini.

La terrazza dei Cannoni è la zona più alta del castello e la vista che si apre davanti agli occhi dei visitatori lascia senza fiato, soprattutto durante le ore del tramonto. La Terrazza dei Cannoni, come il Ramaglietto è adatta per accogliere la movida in cerca di un luogo suggestivo per rigenerarsi e sono spesso usate anche per dei servizi fotografici.

La vista del Golfo di Napoli è infine offerta dalle due terrazze note come Loggiato ovest e Loggiato est: la prima offre una visuale che guarda verso la città partenopea ed è adiacente alle sale interne di Compagna, Antro di Virgilio e Megaride, le quali vengono spesso sfruttare per congressi e meeting. Il Loggiato Est è rivolto verso il golfo ed occupa parzialmente uno spazio della Chiesa di San Pietro, la quale fu costruita dai monaci di San Basilio ed oggi è quasi del tutto distrutta. Del complesso monastico restano i “romitori”, ovvero le celle scavate nella roccia in tufo: alcune sono semplici cavità, altre hanno un soffitto a volta e probabilmente erano adoperate come altari. Le celle sono unite da cunicoli e sono state riportate alla luce nei primi del novecento. La cella più adornata è quella dedicata a Santa Patrizia.

Sul Loggiato Est oggi si organizzano piacevoli pause caffè e buffet durante i vari eventi che si svolgono all’interno della fortezza.

Le sale interne di Castel dell’Ovo

Quando ci si addentra nel castello, si possono notare subito diversi ambienti sui quali sono presenti degli antichi affreschi, realizzati direttamente sull’intonaco, ma ormai quasi illeggibili.

Tra le più belle del castello, c’è la Sala delle Colonne, nella quale sono presenti appunto varie colonne che si posano su archi a sesto acuto. I rocchi sono parte delle colonne maggiori, hanno scanalature a spigolo vivo e esibiscono un candore marmoreo che fa da contrasto al tufo giallo. La sala, suddivisa in varie navate, sebbene appaia come una sorta di chiesa, era quasi certamente destinata a refettorio dei monaci. I materiali spesso riutilizzati nelle ristrutturazioni del castello, ricordano la villa originaria del I secolo a.C. di Lucullo.

All’altezza del bastione di ingresso, è presente una sala in tufo che prende il nome di Carcere della Regina Giovanna. La Sala delle Prigioni è fatta con un ampio vano centrale dal quale partono diversi corridoi che portano verso le finestre sui fronti ovest ed est del castello. Questa sala è nata probabilmente come fortificazione, per essere poi adibita a custode dei tesori e dei documenti, come gli archivi segreti dello Stato.
All’interno di Castel dell’Ovo sono presenti varie sale impiegate in convegni, meeting e riunioni, le quali vengono di volta in volta spogliate e adattate liberamente dagli organizzatori, in base al tipo di evento.

La Sala Italia, con il bel soffitto a volta, è la più ampia e prestigiose tra tutte, segue la Sala Sirena, del tutto scavata nella roccia in tufo. L’Antro di Virgilio comprende un salone principale e due salette minori, le quali si prestano per diventare delle segreterie, zone buffet o dei guardaroba.

L’Antro di Virgilio è sottostante alla Sala Compagna, più moderna rispetto alle altre e situata nella zona più alta del castello: si giunge ad essa attraverso due ascensori, oppure percorrendo un suggestivo cammino interno al castello. Alle spalle di della Sala Compagna giace la Sala Megaride, composta da una saletta interna adatta per depositare i materiali e da una sala capace di contenere una platea di 80 persone.

Come arrivare

In auto
dall’autostrada, tangenziale, uscita Centro – Porto, percorrere Via Marina fino a Piazza Municipio

In aereo
dall’aeroporto Alibus fino a piazza Municipio

In treno
dalla stazione FS (Piazza Garibaldi), metropolitana Linea 1 da Garibaldi, direzione Piscinola fermata Toledo. Oppure da piazza Garibaldi prendere autobus R2 fino a piazza Municipio

In metropolitana
Linea 1 fermata Toledo, a piedi per 750 mt.

In autobus
da piazza Garibaldi R2 fino a piazza Municipio; da piazza Vittoria tram 1 fino a piazza Municipio

Informazioni sul Castel dell’Ovo

Indirizzo: Via Eldorado 3 – 80132 Napoli

Orari di apertura:

nel periodo estivo (con l’applicazione dell’ora legale):

  • nei giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 19.30 – ultimo accesso ore 19.00
  • nei giorni festivi e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00 – ultimo accesso ore 13,30

nel periodo invernale (con la disattivazione dell’ora legale):

  • nei giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 18.30 – ultimo accesso ore 18.00
  • nei giorni festivi e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00 – ultimo accesso ore 13,30

Prezzi: accesso gratuito

Contatti:

  • tel: Dipartimento Gabinetto – Servizio Eventi 081 7954592 / 081 7954596-4588-459
  • email: casteldellovo@comune.napoli.it
  • Sito del Comune di Napoli

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