Kabul fiction Rai, è ispirata a una storia vera?

La fiction Kabul, trasmessa da Rai 3, ha attirato l’attenzione del pubblico non solo per il cast internazionale e la produzione europea, ma soprattutto per il tema trattato. Ambientata nell’agosto del 2021, la serie racconta i giorni della caduta della capitale afghana in mano ai talebani, un evento che ha segnato la storia recente. In molti si chiedono: Kabul è ispirato a una storia vera? La risposta è sì, ma con alcune precisazioni. La serie prende spunto da fatti realmente accaduti, pur costruendo attorno a essi un intreccio narrativo e personaggi di finzione.
La caduta di Kabul del 2021
Il riferimento storico principale è la giornata del 15 agosto 2021, quando le truppe statunitensi e internazionali completarono il ritiro dall’Afghanistan. Quel momento lasciò campo libero ai talebani, che in poche ore presero il controllo della capitale. Le immagini dell’aeroporto di Kabul assediato, delle evacuazioni di massa e della popolazione in fuga hanno fatto il giro del mondo. La fiction utilizza proprio questo contesto per raccontare come diplomatici, militari e civili abbiano affrontato il collasso di un intero sistema politico, sociale e culturale. Si tratta di un evento storico che ha avuto conseguenze internazionali e che continua a essere oggetto di analisi e riflessione.
La famiglia Nazany come simbolo
Pur partendo da una cornice reale, la fiction sceglie di seguire la vicenda di personaggi inventati, come la famiglia Nazany. Attraverso Zahara, procuratrice, il marito Baqir, intellettuale, e i figli Fazal e Amina, la narrazione rappresenta le diverse reazioni possibili davanti a una crisi: fuggire, restare, combattere o cercare vie di salvezza. La scelta di utilizzare figure simboliche permette agli autori di restituire il dramma umano senza limitarsi a un resoconto giornalistico. La famiglia Nazany diventa così lo specchio di tante famiglie afghane realmente coinvolte, offrendo un punto di vista emotivo e universale.
Realismo e licenze narrative
Gli sceneggiatori Olivier Demangel e Thomas Finkielkraut hanno costruito una storia che intreccia realismo storico e licenze narrative. Da un lato ci sono riferimenti diretti a fatti documentati: le ambasciate assediate, le evacuazioni organizzate dai governi stranieri, il ruolo degli americani e dei diplomatici europei. Dall’altro ci sono scelte drammaturgiche pensate per dare ritmo e coinvolgimento, come intrecci familiari o missioni parallele. Il risultato è una fiction che non pretende di essere un documentario, ma che mantiene alta la fedeltà al contesto storico. In questo modo Kabul unisce l’urgenza del racconto giornalistico con la forza emotiva del dramma televisivo, restituendo allo spettatore una memoria viva e condivisa.