K-Pop Demon Hunters, come Sony ha perso quasi 1 miliardo

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K-Pop è ufficialmente il successo del 2025, il film più visto su Netflix di sempre.

Quello che molti non sanno è che Sony Pictures Animation decise di cedere a Netflix i diritti di K-Pop Demon Hunters, sembrava una scelta prudente: incassare subito oltre centoventi milioni di dollari e azzerare i rischi di un’uscita in sala in un periodo ancora incerto. Nessuno poteva immaginare che quel film d’animazione, ispirato al mondo del K-Pop, sarebbe diventato un fenomeno globale, battendo ogni record di visualizzazioni sulla piattaforma e conquistando persino le classifiche musicali.

Oggi, però, la decisione è al centro di uno scandalo: Sony ha rinunciato praticamente a profitti miliardari e persino ai diritti sui sequel, lasciando a Netflix il controllo totale di un franchise destinato a durare.

Ma cosa è successo?

Nel 2021, in piena incertezza post-pandemica per il cinema, Sony Pictures Animation ha scelto di non distribuire in sala K-Pop Demon Hunters.
Attraverso l’output deal già in essere, il film è stato ceduto in esclusiva a Netflix, che ha:

  • coperto interamente il budget, stimato attorno ai 100 milioni di dollari;
  • pagato un premio del 25%, pari a circa 20 milioni extra;
  • ottenuto tutti i diritti di sfruttamento, senza lasciare a Sony alcuna partecipazione agli utili.

I numeri di K-Pop Demon Hunter

All’uscita, nel giugno 2025, il film è esploso in popolarità su Netflix, diventando in poche settimane il titolo più visto nella storia della piattaforma con oltre 236 milioni di visualizzazioni.
Il successo non si è fermato lì: la colonna sonora ha scalato le classifiche mondiali e, ad agosto, una speciale uscita sing-along nei cinema USA ha registrato circa 16–19 milioni di dollari in un solo weekend.

Perché si parla di scandalo Sony

La scelta di Sony si è rivelata discutibile perché, a fronte di un prodotto che ha dimostrato un potenziale da franchise miliardario, lo studio ha incassato soltanto il margine immediato dell’accordo, rinunciando a:

  • utili da botteghino;
  • ricavi da streaming success fee;
  • merchandising e spin-off;
  • diritti su eventuali sequel.

I diritti dei sequel a chi andranno?

Con l’accordo del 2021, la proprietà intellettuale è passata interamente a Netflix.
Questo significa che eventuali sequel, serie o spin-off potranno essere sviluppati e sfruttati solo da Netflix. Sony, al massimo, potrà tornare in gioco come produttore esecutivo incaricato, ma non come titolare dell’IP.

Le polemiche culturali da parte della Cina

Al successo commerciale si sono aggiunte controversie sui social:

  • da un lato, netizen cinesi hanno accusato il film di appropriazione culturale, sostenendo che costumi e scenografie fossero più vicini alla tradizione cinese che a quella coreana;
  • dall’altro, una teoria virale ha sostenuto che i brani della colonna sonora fossero stati generati da intelligenza artificiale. Le cantanti coinvolte, tra cui Rei Ami, hanno smentito duramente, rivendicando la piena paternità artistica.

Il rimpianto di Sony

A posteriori, dirigenti Sony come il CEO Ravi Ahuja hanno ammesso che forse il film avrebbe meritato una vera distribuzione cinematografica. Il caso è diventato emblematico: un mix di successo planetario e occasione mancata, che mostra quanto sia rischioso cedere completamente i diritti di un titolo con potenziale esplosivo.

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