Sparatoria a Roma (Fidene), 3 morti e 4 feriti. Chi era il killer?

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Una domenica di puro terrore quella che hanno vissuto a Roma decine di persone durante una riunione condominiale nel quartiere di Fidene, a nord-est della Capitale.
L’assassino è Claudio Campiti, 57 anni, una persona molto problematica con problemi psichiatrici che ha sparato a raffica durante la riunione. L’omicidio era stato programmato da tempo.

Come sono andati i fatti: la programmazione del delitto e la sparatoria

L’uomo si è presentato a riunione già iniziata quella domenica mattina del 10 Dicembre 2022. L’auto, una Ford KA verde, parcheggiata giusto di fronte al vicino bar “Il posto giusto”, luogo dell’incontro annuale del consorzio “Valleverde Rocca Sinibalda“.

Il consorzio amministrava i condomini di una serie di villette e abitazioni presso i comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti.
Circa una trentina le persone presenti alla riunione complessivamente.

Era già armato quando è entrato, la pistola pare fosse nella tasca.
Si tratta di una Glock calibro 9, arma sottratta ad un poligono di tiro (quello di Tor di quinto) poco prima della strage, ora sotto investigazione per eventuali responsabilità.

Con sé aveva ben 170 proiettili ed un secondo caricatore già pronto.

Appena entrato ha urlato “Vi ammazzo tutti” ed ha puntato l’arma sparando contro il tavolo presso il quale erano seduti la presidente, la segretaria del consorzio e la contabile, oltre ad altri proprietari. Si tratta di proprietà presso luoghi di villeggiatura.

Tutte e tre le donne sono morte sul colpo, raggiunte dai proiettili. Si tratta di Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi e Sabina Sperandio.
Altri 4 i feriti, raggiunti al collo e al volto, uno in gravissime condizioni ma fuori pericolo di vita.

L’arma pare si sia inceppata durante gli spari, a quel punto alcuni uomini gli sono saltati addosso e l’hanno bloccato, per poi attendere i Carabinieri.

Ha esploso il primo colpo, poi il secondo proiettile uccidendo la seconda persona. Ha colpito poi la terza donna. Io sarei stato il quarto, ma sono intervenuto

La fuga programmata: pronti soldi e passaporto

Non un raptus di follia ma una strage programmata da tempo, a renderlo evidente le tracce trovate dagli inquirenti. Aveva con sé il passaporto, uno zaino con dei vestiti e ben 6000 euro in contanti.
Un chiaro segnale che aveva intenzione di fuggire dal luogo del crimine, ripiegando verso l’estero.

Chi erano le vittime della sparatoria

Elisabetta Silenzi

Elisabetta Silenzi, 55 anni, era la consigliera del consorzio. Nata a Roma, viveva ai Castelli Romani dopo un primo trasferimento ad Albano Laziale e poi ad Ariccia..
Due figlie, separata dal marito, appassionata di cucina.

Non la conoscevo, ma conosco bene la famiglia alla quale ho fatto le condoglianze. Purtroppo si è trattato di una tragica fatalità, infatti, come mi è stato detto, si trovava lì per ragioni di lavoro visto che era la segretaria di questo Consorzio

Gianluca Staccoli, sindaco di Ariccia

Sabina Sperandio

Sabina aveva 71 anni, era la presidente del Consorzio. Era stata una dei primi acquirenti di una delle villette del consorzio, attivissima nelle vicende dello stesso nonostante l’età.

Non aveva figli ed era tornata a vivere a Roma di recente.
Purtroppo i familiari hanno appreso del decesso dalla tv, non essendo stato possibile contattarli preventivamente.

Nicoletta Golisano

Nicoletta era la più giovane delle vittime, 50 anni.
Era commercialista dal 2002 con una specializzazione in revisione contabile.
Madre di un bambino di 10 anni, sposata con il marito Giovanni.

Era amica della Premier Giorgia Meloni che la ricorda con affetto.

Nicoletta era una mamma protettiva, un’amica sincera e discreta, una donna forte e fragile allo stesso tempo. Ma era soprattutto una professionista con un senso del dovere fuori dal comune. È stato quel senso del dovere a portarla lì, di domenica mattina, dove un uomo la aspettava per ucciderla a colpi d’arma da fuoco, insieme ad altre due donne, durante una riunione di condominio a Roma. Nicoletta era mia amica

Giorgia Meloni

Chi era l’assassino Claudio Campiti

57 anni, era ricordato da tutti come una persona “pericolosa“, con atteggiamenti inquietanti e violenti.

A quanto sembra Campiti era solito scrivere su un suo blog personale numerosi attacchi, critiche e messaggi estremamente violenti contro il Consorzio Valleverde.
In uno dei post, titolato “Benvenuti all’inferno“, accusava la gestione da lui definita “mafiosa” dell’amministrazione, con quote troppo elevate.
Fortissima una delle minacce:

Il lampione davanti alla mia abitazione si spegne regolarmente alle 11.50 o 12.50 a seconda dell’ora legale ed è l’unico che lo fa lasciandomi regolarmente al buio tutta la notte. Ora poi deve essersi esaurita la lampadina e praticamente è sempre spento.  Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità

Claudio Campiti

E poi anche

Atti Intimidatori dei mafiosi locali verso chi rompe i coglioni

Claudio Campiti

Secondo quanto affermato da “Il Corriere”, l’uomo abitava presso un prefabbricato di 2 piani ancora in stato di lavorazione, pertanto non ultimato, senza né acqua né corrente elettrica né allaccio fognario, a sui dire impossibile senza l’appoggio di chi gestiva consorzio.

Nella Sabina Mafiosa trovare un tecnico ( geometra, ingegnere civile o architetto) che mi servirebbe per allacciarmi ora alla rete idrica e fognaria, se sei in lite con la banda locale (consorzio…..) è praticamente impossibile

Claudio Campiti

Da quanto dichiara sul suo blog sembra fosse senza lavoro.

Adesso c’è chi mi consiglia di trovarmi un lavoro (diverso da quello che avevo, potrei aprire un ristorante) dopo che lo Stato il lavoro me lo ha tolto mettendo su una truffa e derubandomi, roba da matti. Ormai dopo varie denunce mi è chiaro che la banda è a tutti i livelli quindi non mi rimane che denunciare qui tutti i suoi affiliati.

Claudio Campiti

La morte del figlio per un incidente in slittino: condannato il maestro di sci

L’uomo aveva subito un gravissimo lutto nel 2012, anno in cui perse il figlio a causa di un incidente in slittino a Sesto, in provincia di Bolzano.

Per questa morte il tribunale aveva condannato il maestro di sci e due responsabili del centro sciistico, condanna confermata l’anno dopo, nel 2017, dalla Corte d’appello con sentenza definitiva e risarcimento stimato di 240.000€ per la famiglia.

Può sembrare assurdo ma oggi mio figlio è più presente nella mia vita di prima. Penso a quello che avrebbe potuto fare, se non fosse diventato un ricordo

Claudio Campiti
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