Quanto guadagna un consigliere regionale? Ecco quanto prende al mese
Il tema dei compensi regionali torna al centro del dibattito pubblico ogni volta che si rinnovano le giunte locali. Presidenti e consiglieri percepiscono cifre che superano di gran lunga la retribuzione media italiana, fissata dall’INPS intorno ai ventiquattromila euro annui. I presidenti regionali arrivano a guadagnare tra diecimila e tredicimila euro lordi mensili, mentre i consiglieri possono raggiungere undicimila euro. Per comprendere come si raggiungono questi importi è necessario analizzare la struttura della retribuzione, le voci che la compongono e le responsabilità legate al ruolo.
Come è strutturata la retribuzione regionale
Il guadagno di un eletto regionale non funziona come uno stipendio tradizionale. Prima di elencare le singole componenti è utile chiarire che la retribuzione nasce dalla combinazione di tre voci distinte, ognuna con una funzione precisa. Il sistema è stato uniformato a livello nazionale dal decreto legge 174/2011, che ha fissato limiti massimi per tutte le regioni, lasciando comunque un margine di autonomia interna.
Le tre componenti principali sono:
- Indennità di carica, base del compenso, pari a circa settemila euro mensili.
- Rimborso spese per l’esercizio del mandato, intorno ai quattromila euro.
- Indennità di funzione, riconosciuta solo a chi ricopre ruoli aggiuntivi.
Quanto prevede la legge e quali sono i tetti massimi
La normativa vigente stabilisce il limite massimo mensile di undicimila cento euro lordi per un consigliere e tredicimila ottocento euro lordi per un presidente di regione. Prima di approfondire le differenze territoriali è utile osservare che ogni regione può distribuire queste somme tra le varie voci con logiche proprie, purché non superi il tetto totale. L’ammontare annuo oscilla mediamente tra centotrentamila e centosessantacinquemila euro per un consigliere, mentre per un presidente può arrivare fino a centottantamila euro.
Le regioni adottano approcci diversi:
- Toscana: tra le più vicine al tetto massimo.
- Piemonte ed Emilia-Romagna: compensi inferiori ai limiti previsti.
Da quali voci nasce la differenza tra un consigliere semplice e uno con incarichi
La distinzione principale riguarda l’indennità di funzione. Prima di elencare gli incarichi che la prevedono è utile ricordare che questa voce intende premiare responsabilità maggiori. Un consigliere privo di ruoli ulteriori percepisce quindi meno rispetto a figure che partecipano alla gestione dell’assemblea.
Ruoli che prevedono l’indennità di funzione:
- Presidente della regione.
- Assessori.
- Presidenti di commissione.
- Capigruppo.
- Segretari dell’ufficio di presidenza.
Quali attività giustificano compensi tanto elevati
Le retribuzioni sono pensate per garantire dedizione esclusiva e continuità del lavoro istituzionale. Prima di elencare le attività principali è utile osservare che la funzione regionale combina produzione normativa, controllo politico e gestione del territorio. Il carico di lavoro teorico è elevato, anche se le modalità operative variano molto da eletto a eletto.
Compiti dei consiglieri regionali:
- Attività legislativa su materie come sanità, trasporti, ambiente e sviluppo.
- Controllo dell’esecutivo tramite interrogazioni e mozioni.
- Approvazione del bilancio e definizione dell’indirizzo politico.
- Partecipazione alle commissioni permanenti.
- Attività sul territorio, incontri con cittadini e istituzioni locali.
Compiti del presidente della regione:
- Direzione della giunta e rappresentanza istituzionale.
- Gestione della sanità regionale.
- Promulgazione delle leggi ed emanazione dei regolamenti.
- Coordinamento delle emergenze e rapporti con lo Stato.
- Gestione di fondi e programmi europei.
Quanto lavorano davvero e perché esistono critiche diffuse
La questione dell’impegno effettivo è spesso al centro del confronto pubblico. Prima di approfondire le critiche è utile chiarire che non esiste un monte ore definito come avviene per i dipendenti pubblici. L’attività istituzionale oscilla in base alle sedute, alle commissioni e alla presenza sul territorio. In alcune regioni sono stati introdotti sistemi di controllo delle assenze, ma non esiste un modello uniforme a livello nazionale.
Le principali critiche riguardano:
- Sproporzione tra compenso e partecipazione reale.
- Assenza di controlli rigorosi sulle presenze.
- Compensi fermi dal duemiladodici, senza interventi di revisione.
- Disparità tra il carico di lavoro teorico e quello effettivo.