La leggenda del coccodrillo al Maschio Angioino a Napoli: uno studio ha risolto il mistero

Resti del coccodrillo del Maschio Angioino

Finalmente sembra essere stato svelato uno dei misteri che rientrano nell’ampio ventaglio di leggende che avvolgono Napoli.

Questa volta parliamo del famigerato coccodrillo che, si dice, si trovasse nelle segrete del Castel Nuovo, conosciuto anche come Maschio Angioino, e che era solito nutrirsi dei prigionieri che venivano condotti in questi sotterranei. La cosa certa è che, sull’arco di trionfo all’esterno del Castello, per secoli, si è trovato appeso questo animale impagliato, ma nessuno conosceva con certezza quale fosse la sua origine, per cui i racconti leggendari si sono moltiplicati nel tempo.

Un recente studio condotto da Vincenzo Caputo Barucchi, ordinario di Anatomia comparata nell’Università Politecnica delle Marche con Tatiana Fioravanti, Emanuele Casafredda ed una squadra di esperti dell’Università Federico II di Napoli ha fatto luce sulla vicenda. Questo studio è stato pubblicato sull’European Zoological Journal.

Gli studi su DNA che confermano l’esistenza del coccodrillo

La prova definitiva su tutta la vicenda è stata data dallo studio del DNA del coccodrillo che attualmente si trova nei depositi del Museo di San Martino. Giace lì da circa 150 anni e finalmente adesso gli si può dare un’identità più precisa. Gli studi sono iniziati nel 2018, quando la carcassa fu trovata in pessimo stato di conservazione e poi restaurata dall’Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Annamaria Nocera e Giovanna Cassese. Considerato che si tratta di un DNA molto antico, è stato necessario prelevarne una parte, quello mitocondriale, dalla radice di un dente.

Infatti, grazie a questi studi si è appurato che si tratta di un coccodrillo noto come Crocodylus Niloticus, un genotipo presente nel Lago Nasser in Egitto. Inoltre, con il metodo del radiocarbonio si è potuto datare la sua esistenza e si è arrivati alla conclusione che l’animale risale ad un periodo che va tra il 1296 e il 1419. Non solo, perché queste analisi hanno stabilito anche che è il più antico reperto tassidermizzato arrivato dall’antichità, se escludiamo le mummie egizie.

Grazie a queste novità, gli studiosi tendono a confermare una delle leggende più famose sul coccodrillo, quella raccontata da Pompeo Sarnelli. Sono diverse, infatti, le leggende raccontate nei secoli: vediamo insieme quali sono le due più famose, di cui la più accreditata oggi sembra proprio quella del Sarnelli.

Il dente del coccodrillo del Maschio Angioino
Fonte foto: Repubblica

Le leggende sul coccodrillo: dal Re Ferdinando I allo storico Sarnelli

I prigionieri di Ferdinando I mangiati dal coccodrillo

Il Maschio Angioino è di fatto una fortezza, come tutti i castelli, e fu realizzato da Carlo d’Angiò nel XIII secolo. Tra i vari regnanti, fu occupato anche dal Re Aragonese Ferdinando I che era solito rinchiudere i suoi prigionieri nella Fossa del Miglio. Si trattava, questa, di uno dei due sotterranei del Castel Nuovo: c’erano la Prigione dei Baroni e, appunto, la Fossa del Miglio o Fossa del Coccodrillo.

Secondo la leggenda il Re imprigionava i detenuti che subivano le pene più rigide proprio in questo sotterraneo. Sembra che i prigionieri, poi, svanissero nel nulla e lo racconta anche Benedetto Croce nei suoi scritti.

Per capire cosa accadesse, fu aumentata la vigilanza e sembra che i soldati scoprirono la presenza di questo grosso animale che azzannava i prigionieri per una gamba per poi mangiarli. Un “servizio” utile al Re, sicuramente. Fino al giorno in cui non si ritenne più necessario utilizzare questo metodo ed il re fece uccidere il coccodrillo dandogli in pasto una zampa avvelenata di cavallo. L’animale fu poi impagliato e appeso sulla porta d’ingresso del Maschio Angioino.

Coccodrillo impagliato al Maschio Angioino
Fonte: Studio “The stuffed crocodile of “Castel Nuovo” in Naples” (Getty Image)

Gli amanti della Regina Giovanna

Un’altra leggenda spesso raccontata in riferimento al coccodrillo è quella secondo cui la Regina Giovanna, della stirpe D’Angiò-Durazzo, sfruttava questo animale per far uccidere i suoi tanti amanti. I soprannomi della sovrana erano “Giovanna la pazza”, “Giovanna l’Insaziabile” e “Giovanna la dissoluta”.

Secondo alcuni, ancora oggi si sentono i le urla bisbigliate dei tanti uomini uccisi se si cammina lungo la Riviera di Chiaia, sul Lungomare e fino a Mergellina.

La storia dell’ex voto raccontata da Pompeo Sarnelli

La terza leggenda, quella che già in precedenza, ma a maggior ragione oggi, si riteneva più credibile è quella raccontata da Pompeo Sarnelli. L’uomo, un vescovo ed uno storico, scrisse una sorta di guida turistica di Napoli nel 1685 raccontando la vicenda di un soldato che, di ritorno dall’Egitto, volle offrire un ex voto alla Madonna del Parto che era custodita nella Cappella Palatina del Castel Nuovo. Per questo motivo, offrì un coccodrillo impagliato portato dall’Egitto.

Questa storia si concilia bene con i recentissimi studi che confermano l’origine egiziana del coccodrillo che attualmente si trova a San Martino, ma che un tempo fu posto impagliato all’esterno del Maschio Angioino ed intorno a cui nacquero molte leggende.

Fonte foto di copertina: Repubblica

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Scritto da Fabiana Bianchi
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