Martina Strazzer risponde alle accuse, ecco perché Sara è stata licenziata (la sua verità)

Il caso che ha travolto Martina Strazzer, fondatrice di Amabile Jewels, continua a far discutere. Dopo settimane di silenzio e critiche sempre più aspre, l’imprenditrice ha scelto di rompere la riservatezza con una serie di video pubblicati sui social (3 reel). Nel lungo racconto, Strazzer ha ricostruito passo dopo passo la vicenda che ha portato al mancato rinnovo del contratto a Sara, l’ex dipendente assunta in gravidanza. L’obiettivo dichiarato: chiarire pubblicamente le motivazioni della scelta, difendere la reputazione dell’azienda e rispondere a chi l’ha accusata di incoerenza con i valori di empowerment femminile da lei più volte rivendicati.
Martina risponde dopo l’inchiesta di Charlotte Matteini
Le dichiarazioni arrivano a pochi giorni dalla pubblicazione dell’inchiesta giornalistica di Charlotte Matteini, che aveva messo in evidenza le contraddizioni tra la comunicazione valoriale di Amabile e la gestione del caso. L’articolo aveva acceso un dibattito acceso sul tema del purpose washing, ossia l’uso strumentale di temi sociali come maternità ed empowerment per rafforzare l’immagine aziendale.
Nelle sue parole, Strazzer ha riconosciuto di aver comunicato l’assunzione di Sara con un entusiasmo forse eccessivo e “a tratti inappropriato”, ma ha negato qualsiasi strategia di marketing calcolata. La scelta di assumere una donna incinta, ha ribadito, è stata motivata dalla convinzione che la maternità non debba rappresentare un ostacolo professionale. Secondo l’imprenditrice, se davvero l’intento fosse stato quello di usare la vicenda solo per fini di immagine, sarebbe stato illogico non rinnovare il contratto e compromettere così il messaggio stesso.
La sua verità: perché Sara è stata licenziata
Nella sua lunga dichiarazione, Martina Strazzer ha scelto di ricostruire punto per punto le ragioni che, a suo dire, hanno portato al mancato rinnovo del contratto di Sara. La fondatrice di Amabile Jewels ha respinto con fermezza l’idea di un licenziamento legato alla maternità, sottolineando invece problemi di natura professionale e gestionale. Il suo racconto tocca diversi aspetti: dal curriculum considerato poco trasparente, agli errori riscontrati nel lavoro, fino alle riunioni svolte per discutere le criticità. Una narrazione dettagliata che vuole smontare le accuse di scarsa chiarezza e di incoerenza con i valori comunicati dal brand.
Curriculum e competenze dichiarate
Secondo Martina Strazzer, il curriculum e il profilo LinkedIn di Sara non avrebbero rappresentato in maniera trasparente l’esperienza professionale. Pur parlando di molti anni di lavoro, solo negli ultimi mesi la dipendente avrebbe realmente ricoperto il ruolo per cui si era candidata in Amabile. Inoltre, a ridosso delle dimissioni dal precedente impiego, sarebbero emersi gravi errori contabili che avevano messo in difficoltà il quadro fiscale delle aziende seguite. Non 80 società come dichiarato al colloquio, ma meno di dieci.
Errori ripetuti in Amabile
Le criticità, ha spiegato Strazzer, non si sarebbero fermate al passato: problemi simili si sarebbero ripresentati anche all’interno della sua azienda. Ciò avrebbe portato alla decisione di aprire una serie di incontri per valutare la situazione e verificare l’operato della dipendente.
Dichiarazioni dopo il mancato rinnovo
Un episodio raccontato dall’imprenditrice riguarda i saluti a una parte del team, subito dopo la comunicazione del mancato rinnovo. In quella circostanza, Sara avrebbe dichiarato che “quel lavoro non le serviva” e che non aveva bisogno dello stipendio. Una frase che, sottolinea Strazzer, non è mai stata riportata nella narrazione pubblica ma che per lei è significativa per comprendere la dinamica.
Proposta di ricollocamento
Nonostante le difficoltà, Strazzer afferma di aver cercato di evitare a Sara un disagio economico. Mesi prima dell’ultimo stipendio, le sarebbe stato offerto un supporto per trovare un nuovo lavoro in un altro ruolo. La proposta di ricollocamento, però, sarebbe stata rifiutata dalla dipendente, che aveva davanti un periodo segnato dalla maternità, dalle ferie e da un viaggio in Giappone lungo un mese.
Accuse già rivolte ad altri datori
Strazzer ha anche fatto riferimento a un presunto “pattern”: già nell’azienda precedente, Sara avrebbe sollevato accuse pesanti al momento delle dimissioni, poi ritirate perché considerate infondate. Un elemento che, secondo l’imprenditrice, confermerebbe la dinamica di rivalsa anche nella vicenda Amabile.
Contatti durante la maternità
Sulle accuse di aver fatto lavorare Sara in maternità, Strazzer ha ridimensionato i fatti. Si sarebbe trattato di un’ora di formazione a cui la dipendente aveva scelto di partecipare volontariamente, di qualche messaggio e chiamata sporadica con le colleghe e di un controllo fatto a casa su documenti prelevati dall’ufficio di propria iniziativa. Quando la scadenza fiscale si avvicinava, una collega le avrebbe chiesto gentilmente di restituire la documentazione.
Promesse di indeterminato
Per quanto riguarda le promesse di un contratto a tempo indeterminato, Strazzer ha negato che ce ne siano state di formali. L’unico riferimento, ha spiegato, sarebbe avvenuto in una conversazione di poco più di un minuto, di carattere informale e colloquiale, in cui aveva detto che salvo sorprese sarebbe stata felice di accoglierla al ritorno. Una frase precedente alla scoperta delle criticità lavorative.
Comunicazione del mancato rinnovo
Sul fronte della trasparenza, Strazzer ha insistito sul fatto che i motivi del mancato rinnovo siano stati spiegati chiaramente. Secondo la sua ricostruzione, Sara è stata convocata quattro volte: in alcuni casi per approfondire i dubbi sull’operato, in altri per discutere delle criticità riscontrate, e infine in un ultimo incontro di due ore con documenti alla mano. Strazzer ha evidenziato la contraddizione tra le accuse di “troppe riunioni” e quelle di “mancata spiegazione”.
Consapevolezza della dipendente
Nell’ultima conversazione, sempre secondo Strazzer, sarebbe stata la stessa Sara ad ammettere che la contabilità di Amabile fosse “più complessa” rispetto a quella che conosceva in precedenza. Per l’imprenditrice, questo dimostrerebbe che la dipendente era perfettamente consapevole dei motivi che hanno portato al mancato rinnovo.
Le altre accuse e la replica di Martina Strazzer
Dopo aver spiegato la sua versione sul mancato rinnovo del contratto di Sara, Martina Strazzer ha affrontato anche altre contestazioni che hanno alimentato il dibattito. Dalle testimonianze a favore dell’ex dipendente al rapporto con la giornalista, l’imprenditrice ha scelto di chiarire pubblicamente i punti che considera più controversi.
Testimonianze a favore di Sara
Strazzer ha contestato la validità delle dichiarazioni pubblicate a sostegno dell’ex dipendente. A suo dire, le testimonianze provenivano da colleghe legate a un ruolo e a una sede precedente rispetto a quello ricoperto in Amabile. Per questo motivo, non sarebbero attendibili per valutare il lavoro svolto all’interno della sua azienda.
I rapporti con la giornalista
L’imprenditrice ha ricostruito uno scambio di mail avvenuto l’11 agosto, quando la redazione chiese chiarimenti in pieno periodo di chiusura aziendale. Secondo Strazzer, la richiesta imponeva una risposta entro poche ore, pena la pubblicazione dell’articolo senza la controparte. Lei sostiene di aver preferito non replicare di fretta per evitare errori, verificando prima ogni dettaglio.
I contatti ignorati
Strazzer ha aggiunto che, mentre stava ancora verificando, altre persone avevano scritto alla giornalista con dichiarazioni favorevoli ad Amabile. I contributi, però, sarebbero stati ignorati e riferiti direttamente a Sara, avvisandola che qualcuno stava cercando di “smascherarla”.
La chiusura del caso
Strazzer ha ammesso che in Amabile esistono conflitti, errori e incomprensioni come in qualsiasi realtà lavorativa. Ha però ribadito la volontà di correggersi quando necessario. Ha definito il video come la chiusura del cerchio, annunciando un approccio più cauto ai social e la decisione di non rispondere più a lungo a nuove accuse.