È morta Michela Murgia dopo una lunga battaglia

Michela Murgia
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L’Italia saluta Michela Murgia, scrittrice di grande talento e attivista per i diritti, scomparsa a soli 51 anni. La sua vita, intrecciata con la sua opera, è stata un costante impegno per una società più equa, libera e inclusiva.

La battaglia contro la malattia

Nel maggio scorso, durante un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, Murgia aveva condiviso la dolorosa notizia di essere affetta da un carcinoma renale al quarto stadio, con metastasi diffuse. Questo non era il suo primo incontro con il cancro: nel 2014, le era stato diagnosticato un tumore ai polmoni durante la sua candidatura alla presidenza della Regione Sardegna. Di quella diagnosi non aveva parlato apertamente, non cercando la pietà altrui. Con determinazione, aveva rivelato: “Non ho paura della morte”.

La sua ultima opera

Il suo ultimo libro, “Tre ciotole“, si presenta come uno specchio della sua realtà, aprendosi con la diagnosi di una malattia incurabile. Come ha ammesso la stessa Murgia, l’opera narra la sua esperienza, “diagnosi compresa”. Alla riflessione su un’eventuale ingiustizia della morte, aveva risposto con fermezza e gratitudine per una vita vissuta intensamente, sostenendo di aver vissuto “dieci vite”.

Il suo attivismo sociale

Oltre all’attività letteraria, Murgia non ha mai smesso di prendere posizione su temi sociali. Fra gli ultimi interventi pubblici, si ricorda la sua critica alla Rai per la cancellazione del programma di Roberto Saviano, Insider. La sua battaglia per i diritti si manifesta anche nelle scelte personali, come il matrimonio con Lorenzo Terenzi. La loro unione, come ha sottolineato, era un atto politico, un modo per garantirsi diritti reciproci in un sistema patriarcale.

La sua famiglia queer

Michela ha sempre messo al centro la sua “famiglia queer“, composta da dieci persone, inclusi i suoi quattro “figli d’anima”. Nonostante la malattia, Murgia ha continuato a lottare per i suoi ideali, evitando etichette come “guerriera” e sottolineando l’importanza del ruolo degli intellettuali in una società civile.

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