Campi Flegrei, terremoto e rischio eruzione. Cosa succede

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Fonte immagine: profilo instagram @scabecspa
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Nell’area dei Campi Flegrei, nuovi terremoti stanno aumentando le preoccupazioni e le domande su un’eventuale eruzione del vulcano. Per capire bene quanto è seria la situazione, è molto importante conoscere bene questa zona vulcanica, le sue caratteristiche uniche e, soprattutto, capire cosa stanno significando gli eventi recenti.

Cosa sono i Campi Flegrei

Localizzati nel golfo di Pozzuoli, i Campi Flegrei rappresentano una depressione vulcanica di vasta portata, con un diametro di circa 12 km. Questa zona, punteggiata da vari crateri vulcanici, si estende dalla collina di Posillipo fino a Monte di Procida. Essa è identificata come una caldera, una conca originata a seguito di due massicci collassi dei serbatoi di magma avvenuti rispettivamente 39.000 e 15.000 anni fa, testimoniando le due eruzioni più importanti di questo vulcano.

Campi Flegrei, quali sono le zone a rischio

La zona rossa indica l’area dove, in caso di emergenza, la sola opzione è l’evacuazione preventiva per proteggere gli abitanti dal rischio di flussi piroclastici, estremamente pericolosi a causa delle loro temperature e velocità. Questa zona comprende interamente i comuni Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, per intero; parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del Comune di Napoli.

La zona gialla, al di fuori della zona rossa, è esposta alla potenziale caduta di ceneri vulcaniche. In caso di eruzione, potrebbe essere necessario evacuare temporaneamente chi vive in strutture vulnerabili all’accumulo di ceneri. Quest’area incorpora diversi comuni e quartieri di Napoli, con una popolazione di oltre 800mila persone.

Cosa può succedere in caso di eruzione?

La attività vulcanica dei Campi Flegrei è stata storicamente dominata da eruzioni di tipo esplosivo. Proiezioni future indicano una possibile continuazione di tali eventi, il sito della protezione civile ha elencato le possibili manifestazioni:

  • Formazione di una colonna eruttiva: composta da gas, brandelli di lava incandescenti e ceneri, può raggiungere un’altezza di decine di chilometri.
  • Caduta di materiale vulcanico: include detriti di grosse dimensioni che si depositano nell’area prossima alla bocca eruttiva e ceneri e lapilli che, trasportati dal vento, possono estendersi fino a decine di chilometri di distanza.
  • Generazione di flussi piroclastici: valanghe composte da gas, cenere e frammenti vulcanici a elevata temperatura e velocità, capaci di avanzare per vari chilometri e di superare i contorni della caldera.
  • Esplosioni freatiche: si manifestano in zone con intensa attività idrotermale, come la regione di Solfatara/Pisciarelli. Possono avvenire anche prima dell’inizio di un’eruzione.
  • Colate di fango: create dalla combinazione di ceneri vulcaniche e acqua, possono formarsi sia in concomitanza con l’eruzione, a causa delle piogge, sia a distanza di tempo dall’evento vulcanico.

Perché ci sono più scosse di terremoto ultimamente

Negli ultimi anni, l’area dei Campi Flegrei ha mostrato segni di incrementata attività sismica. Questo fenomeno è principalmente attribuito alla deformazione del suolo e al movimento di fluidi, come magma e gas vulcanico, a circa 3 km di profondità nel sottosuolo. Questi fluidi, infiltrandosi nelle fratture della roccia, agiscono come una spugna, causando la deformazione e generando microterremoti, di cui oltre 600 sono stati registrati ultimamente.

I Campi Flegrei possono eruttare? Le previsioni

Secondo le recenti ricerche condotte dall’University College London e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), la deformazione crescente delle rocce dei Campi Flegrei suggerisce un’avvicinamento al punto di rottura. Questa fragilità potrebbe culminare nella creazione di fratture, facilitando potenzialmente un’eruzione.

Ma, nonostante le rocce mostrino segni di prossimità alla rottura, un’eruzione non è in alcun modo scontata. È fondamentale che il magma si trovi nella posizione corretta per innescare tale fenomeno. Gli studi sono attualmente indirizzati a valutare le probabilità di un’eruzione imminente, anche se l’incertezza permane. Come sottolineato da Stefano Carlino dell’Osservatorio Vesuviano (INGV), è essenziale essere preparati a ogni evenienza.

Maggiori informazioni sul sito rischi.protezionecivile.gov.it

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Scritto da Andrea Navarro
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