La libreria Loffredo in via Kerbaker al Vomero presto traslocherà in un altro locale del quartiere collinare a causa della crisi
Che la crisi economica colpisca e danneggi soprattutto la cultura ormai è noto. Lo dimostrano le chiusure di attività del settore di ogni tipo, dai teatri alle librerie, come è accaduto di recente alla libreria Guida Merliani, al Vomero, e poi alla storica Guida Portalba, eletta anche “bene culturale dello Stato”.
Anche la libreria Loffredo al Vomero, situata in via Kerbaker, con una delle vetrine che si estende lungo un’uscita della Galleria Vanvitelli, ha annunciato di non poter più sostenere il costo del fitto del locale in cui si trova, e che sarà costretta a trasferirsi in un altro spazio sempre nel quartiere collinare. Tuttavia, Giovanni Loffredo, amministratore delegato dell’azienda, afferma: «siamo certi che riusciremo a superare questa congiuntura davvero terribile, salvaguardando i posti di lavoro e il valore di una azienda storica come la nostra».
La libreria Loffredo nacque inizialmente in piazzetta Nilo sul finire dell’ Ottocento, per poi spostarsi nella sede storica di via Kerbaker nel 1981 dove per anni ha rappresentato un punto di riferimento importante per l’acquisto a la vendita di libri di narrativa ma soprattutto scolastici. Loffredo è anche la più antica casa editrice italiana specializzata in testi scolastici, diffusi in tantissime scuole di ogni grado ed in tutta italia, ma conosciuta anche per aver pubblicato la prima edizione del capolavoro di Enzo Striano Il Resto di niente, nel 1986.
Ovviamente rassicura la notizia che, a differenza della libreria Guida, Loffredo non chiuderà ma semplicemente traslocherà in un altro locale. La sua attività proseguirà con delle ristrutturazioni dal punto di vista aziendale, considerate dal responsabile della casa editrice Paolo Loffredo “una nuova sfida”: «è vero, siamo tutti dispiaciuti per dover abbandonare i locali in cui lavoriamo da più di trenta anni, ma non ci abbattiamo, per noi conta molto la possibilità di continuare a lavorare, e ce la metteremo tutta come al solito».
È anche vero, d’altro canto, che una libreria che chiude continua a mettere tristezza, ad essere considerata sintomo di una crisi umana e d’identità, culturale più che economica.
Come anche il presidente del Comitato Valori Collinari Gennaro Capodanno ha affermato, non sono ancora stati manifestati aiuti e incentivi da parte della Regione Campania nei confronti della attività culturali in crisi, forse perché considerate fin troppo di natura “commerciale” e prive di ogni tutela e valorizzazione.