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Cinque curiosità sul celebre Eduardo De filippo che forse non tutti conoscono.
A trent’anni dalla scomparsa del drammaturgo e poeta napoletano Eduardo De Filippo, vi proponiamo cinque aneddoti che forse non tutti conoscono, per commemorare la vita e il lavoro di un genio dei nostri tempi.
1) La prima poesia
A causa del suo carattere ribelle, Eduardo a soli 11 anni, fu mandato a studiare nel collegio di Chierchia di Napoli; da lì, però, tentò di fuggire diverse volte e fu proprio in quel periodo che iniziò a dilettarsi nella scrittura, componendo di fatto la sua prima poesia, in versi scherzosi dedicata alla moglie del direttore!
2) Gli pseudonimi di Eduardo
Eduardo era solito usare, nella sua carriera, diversi pseudonimi per firmare le sue opere. Tra i più famosi ricordiamo Tricot, Molise, C. Consul . Nel 1929, sotto gli pseudonimi di R. Maffei, G. Renzi e H. Retti, insieme al fratello Peppino mise in scena la commedia “Prova generale. Tre modi di far ridere” , mentre nel 1931 fu sotto il nome di Tricot che scrisse “sik sik l’artefice magico”
3) L'ira di Eduardo diventa rappresentazione
Durante una registrazione di “Non ti pago!” alla radio, il suo collega e amico, Ugo D’Alessio, si presentò con notevole ritardo a rappresentazione già iniziata, giusto in tempo per la sua parte. L’episodio scatenò l’ira di Eduardo, che iniziò a fargli una sonora ramanzina, improvvisando situazioni e rimproveri nella recitazione e che calzavano perfettamente nella scena della commedia. La durata della rappresentazione si allungò così di circa 40 minuti, ma ne fu talmente divertito, che chiese di estrapolare gli inserimenti improvvisati per introdurli nel testo originale della rappresentazione che avrebbe messo in scena di lì a pochi giorni al Teatro Quirino!
4) La registrazione perduta
Di una delle sue più celebri e apprezzate commedie, “Sabato, domenica e lunedì”, la registrazione originale alla Rai interpretata da Eduardo, è andata irrimediabilmente perduta.
5) L'emozione della platea
Alla prima del “Il berretto a sonagli” di Pirandello in versione napoletana a Milano, al teatro dell’ Odeon, mentre la sorella Titina era sul palco che recitava, Eduardo e Peppino da dietro le quinte, notarono che la platea era attonita più che ammirata, e un silenzio si faceva sempre più pesante e angosciante.
Peppino, visibilmente preoccupato, continuava a ripetergli : “Eduà, Eduà, non ridono!” . Con l’ironia e la forte personalità che lo contraddistinguevano, Eduardo gli rispose : “statte zitto, che se non ridono vuol dire che ci pigliano sul serio!” . Di lì a poco, come innanzi al miracolo di San Gennaro, il gelo della platea si sciolse e lasciò il posto ad applausi, gradimento e apprezzamenti.