Uno splendido Pigmalione in scena al Teatro San Ferdinando [Recensione]

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Quello in scena al Teatro San Ferdinando è uno splendido Pigmalione, di cui certo non si può dire che George Bernard Shaw non abbia di che esser fiero.

Eccellente, curata e precisa la trasposizione di Benedetto Sicca, che trasla con accuratezza l’opera dalla Londra post industriale alla Napoli del ‘900.

Una commedia scritta e recitata con passione, e si vede, perché solo la passione giustifica l’attenzione al dettaglio che in questo Pigmalione è curato in ogni minimo aspetto.

Ed è così che la Londra altolocata diventa Chiaia, quella dei “nuovi ricchi” diventa il vomero, l’est end londinese diventa il pallonetto (Borgo Santa Lucia), le conversazioni sul tempo londinese diventano chiacchere sulla ricetta della parmigiana di melanzane, ed il pettegolezzo diventa inciucio.

Una squisita Gaia Aprea alle prese con il mutevole personaggio di Luisa (Eliza Doolittle), povera fioraia figlia della miseria e di un padre snaturato, che cerca un’occasione di riscatto chiedendo a due gentiluomini, conosciuti per puro caso, di trasformarla in una vera signora.

Gentiluomini che subito colgono l’occasione per giocare con la vita della giovane, scommettendo sulla riuscita o meno della metamorfosi.

Magistrale anche l’interpretazione di Paolo Serra, alle prese con un aspro ed arrogante professor Puoti (professor Higgins), figlio del proprio ego e delle proprie fragilità.

Personaggio incerto ed altalenante, indeciso tra il desiderio di soddisfare la propria superiorità prendendosi gioco del prossimo, e la voglia di lasciar spazio per qualcun altro nel proprio animo.

Un contrasto che si manifesterà in tutta la sua incoerenza quando la fioraia, divenuta donna cosciente di sé, chiederà di avere ciò che ritiene essere le meritate attenzioni dovute, ora, al suo nuovo stato sociale, più manifesto che consistente.

Ed è così che il conflitto in questione trova il suo momento di protagonismo. Con da una parte il professor Puoti, che da un lato vorrebbe lasciarsi andare all’amore, mentre dall’altro vive il compromesso intellettivo a cui dovrebbe scendere, e la fioraia che, manifestando l’infantilità di chi è appena sbocciato, rifiuta le proprie responsabilità e scarica su altri le proprie scelte ed i compromessi che ne son derivati, e da agnello che chiede ai lupi come mangiar carne, li incolpa di non poter più beelare.

Uno spettacolo divertente e ben fatto che sarà in scena fino al 20 Marzo.

Non ci sono scuse per lasciarselo sfuggire.

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Scritto da Matteo Morreale
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