Intervista a Žilda, street artist di Rennes attivo a Napoli

Sulle pagine più antiche del libro della città napoletana, le glosse pittoriche di Žilda, noto street artist, sono piccole epifanie che nella loro silenziosa eloquenza possono riavvicinarci ai luoghi che l’abitudine inflaziona.
Francese d’origine, dopo una precedente esperienza romana Žilda lavora a Napoli al progetto Fragiles Fabulae: una serie di immagini di ascendenza simbolista e preraffaellita affisse in luoghi storici della città, come Santa Chiara o Piazza Bellini.

Lo abbiamo intervistato per voi.

zilda street artist

Innanzitutto, cosa significa il tuo nome?
Non un granchè. Una sera, in Slovacchia, eravamo tutti ubriachi e qualcuno me l’ha scritto sulla schiena.

Come mai sei venuto a vivere a Napoli?
Sono stato indotto a lavorare a Napoli per caso. All’inizio, l’idea era di passare qualche giorno per vedere qualcuno che abitava qua… e poi ho scoperto questa cazzo di città e quindi ho prolungato il soggiorno.

A Roma ti sei concentrato su di un tema specifico e cronologicamente circoscritto come quello del cinema 50/60. Come mai le tue opere napoletane appartengono invece a periodi e stili differenti?

É nell’ordine naturale delle cose: lo stile cambia col tempo, con i temi. Bisogna esplorare le nostre ossessioni fino in fondo. In questo momento, le mie preoccupazioni ruotano intorno ai Preraffelliti e al Simbolismo, mentre ero lontano da queste linee estetiche tre anni fa.

Ti sei fatto ritrarre con la maschera di Pulcinella. Non pensi ad un lavoro sui tipi umani napoletani, come quello che hai fatto a Rennes?
Questo tipo di progetto fa parte del passato. Mi voglio concentrare sul mio progetto attuale, Fragiles Fabulae, e continuare a tessere delle antiche storie sui muri delle città europee.

L’ispirazione nasce dal luogo o dall’opera?

È sempre il posto che determina quale sarà la pittura, perché ogni luogo rinvia a un’atmosfera. La cosa più stimolante è l’attimo in cui accade un lampo, una specie di armonia, di risonanza tra il posto e la pittura che ci si potrebbe integrare.Perché tanti soggetti sacri a Napoli?
Ho incollato molti angeli a Napoli ed è abbastanza strano in una città di cui si dice che è un paradiso abitato da diavoli.
Intervista a Žilda, street artist di Rennes attivo a NapoliNon mi piace l’idea di « dissacrare », « demistificare ». Preferisco fare l’inverso: l’angelo è anche un modo di dare

Quanto tempo impieghi a completare uno dei tuoi disegni?
In un primo tempo realizzo diversi disegni preparatori dell’opera che ho deciso di rivisitare, poi faccio la pittura a grandezza naturale. Di solito, una pittura richiede circa un centinaio di ore.

Quale è l’opera d’arte presente a Napoli che preferisci? Quale il tuo museo napoletano preferito?
Un’opera? Se ne dovessi citare una sola, sarebbe la Pudicizia [di Antonio Corradini, in Cappella Sansevero].
Invece dei musei, preferisco ricordarmi due chiese: il soffitto della sacrestia del Vasari nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, per tutti i suoi particolari, e la cappella Caracciolo del Sole, nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara, con gli affreschi che raffigurano la vita degli eremiti.

Se potessi avere libero accesso a tutti i luoghi di Napoli, dove metteresti un tuo lavoro e cosa raffigurerebbe?
Secondo me, con un po’ di motivazione si puó accedere a un sacco di luoghi chiusi al pubblico. A Napoli sono riuscito a infiltrarmi in tanti ruderi inaccessibili, comprese alcune chiese chiuse. Ma mi dispiace molto di non essere potuto entrare in Villa Ebe a Monte Echia: un castello che è sopravissuto a molti danni e fatti tragici.
Non saprei dire che tipo di pittura potrei installare in un luogo del genere: bisognerebbe prima entrare e cogliere l’atmosfera!

Il quartiere Napoletano più artist-friendly secondo te?
Non sono sicuro che i quartieri artist-friendly mi interessino tanto: mi piace quando c’è vita e basta, come a Montesanto.

Come vivi l’irreparabile distruzione delle tue opere?
Fare qualcosa di indelebile e definitivo su un muro andrebbe in direzione opposta al mio modo di procedere. Mi piace l’idea di non lasciare tracce. Tutto deve sparire. Mi piace creare storie su carta. Mi piace che la gente provi la fragilità di un’installazione.
Non ho nessun problema con l’esistenza furtiva delle mie pitture, anzi è proprio questo il carburante del mio modo di fare: una cosa cancellata da voglia di costruire altre cose, e così via.

Quando il disegno si deteriora, quello che resta è la fotografia o il video che ritraggono l’effetto dell’opera sui passanti.

Ci sono altri artisti contemporanei ai quali ti rifai per quanto riguarda questa modalità militante?
Gli artisti contemporanei che mi ispirano sono sopratutto quelli che fanno installazioni o Land Art, i loro lavori sono tutt’uno con gli elementi, la luce.
Io non utilizzo la foto in modo documentario o brut ma per prolungare intorno alle pitture la voglia di messa in scena e di finzione.

Il feedback più bello che hai ricevuto a Napoli?
E troppo difficile rispondere perché a Napoli non c’è alternativa all’aneddoto.
Mai un collage senza reazione o interazione. A Napoli si creano storie senza sosta.

Una cosa che odi di Napoli.
E’ fujent ra maronn’ ell’ arc la domenica mattina verso le otto.

Informazioni sulle opere di Žilda

Per una mappa dei lavori di Žilda, a Napoli e non, consigliamo la visione del suo profilo Flickr

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Scritto da Fernando Fevola
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