I Virtuosi di San Martino tra italioti e luoghi comuni al Sancarluccio di Napoli [Recensione]

Il quintetto de I Virtuosi di San Martino al Teatro Sancarluccio di Napoli

Tra italioti e luoghi comuni, i Virtuosi di San Martino raccontano l’uomo medio italiano attraverso un magistrale spettacolo di teatro-canzone

È sempre più difficile, oggigiorno, uscire da teatro pienamente soddisfatti di ciò che si è vissuto in sala grazie agli artisti sul palco, ma lo spettacolo proposto dai Virtuosi di San Martino rientra in uno di questi casi.

Sinonimo di garanzia di buona musica e spettacolo pungente, ma allo stesso tempo divertente, l’ensemble napoletano non ha deluso nemmeno questa volta le aspettative del proprio pubblico. Al Teatro Sancarluccio di Napoli, la formazione composta da Roberto Del Gaudio (voce e testi), Federico Odling (violoncello e musica), Vittorio Ricciardi (flauti), Antonio Gambardella (violino) e Carmine Terracciano (chitarra) si è esibita nello spettacolo Rottami, deliziando gli spettatori in sala.

La piéce sarà in scena fino al 27 aprile e si propone di raccontare, smontare e, perchè no, deridere l’uomo italiota medio, attraverso i testi e le musiche composte dagli stessi Del Gaudio e Odling. Infatti, tutto lo spettacolo non è altro che un continuo raccontare le ipocrisie, le contraddizioni, il bigottismo, la superficialità, le frivolezze dell’italiano medio.

Italiano medio che racchiude tutta una serie di figure che non sono altro che rottami, imprigionati nelle loro gabbie fatte di luoghi comuni, dei quali si alimentano e che essi stessi continuano ad alimentare. Ma anche personaggi in attesa di rottamazione, nella speranza che qualcuno vi proceda.

Lo spettacolo si apre con un breve monologo di Del Gaudio, un irriverente discorso sulla mediocrità che, nel tempo, ha coinvolto anche il cabaret, ormai diventato banale e poco divertente. Da qui, la necessità di cimentarsi in un omaggio al cabaret vero e proprio, fine e divertente. Ecco perchè il primo dei tributi va al grande Dario Fo, autore della nota canzone il “Canto degli Italioti”, che già dal titolo lascia presagire quale sarà il proseguo dello spettacolo.

I Virtuosi di San Martino al Teatro Sancarluccio di Napoli

Da questo punto di partenza, il pubblico può iniziare a conoscere quelli che man mano diventeranno i protagonisti della scena, sempre attraverso il teatro-canzone dei Virtuosi di San Martino. Possiamo così incontrare il primo dei protagonisti: un politico ipocrita e corrotto, tutto intento nel suo sforzo democratico, attraverso un brano ricco di allusioni poco lusinghiere.

Del Gaudio, a questo punto, si chiede cosa potrebbe contrastare questo degrado che ci circonda, questo rottamarsi? Sicuramente la cultura, ma, come ben sappiamo, con la cultura non si mangia, nemmeno recandosi all’università. Ecco che, quindi, il secondo personaggio a presentarsi, la Filosofessa con tendenze ninfomaniache, ben rappresenta tutti coloro che per noia, non sapendo cosa fare, decidono di iscriversi alla facoltà di filosofia, scoprendo ben presto di aver imboccato la strada che li porterà alla disoccupazione.

La storia prosegue con altri tributi a grandi artisti della musica e dell’arte italiana, come Walter Valdi ed il riferimento al suo politico moderato e al Gioco delle Olive, o i Gufi, con la loro “Tutti chini”. Si continua anche con una sferzante critica al sistema sanitario, attraverso la storia di un primario solitario che fa carriera poco curandosi delle sofferenze dei pazienti.

Il percorso sta per concludersi e lo fa magistralmente con la divertente “Viva le donne“, canzone decisamente maschilista; con un brano dalla struttura classica e tradizionale, anche nel linguaggio che si rifa al napoletano classico, ma che descrive personaggi attuali (come il ricco contadino di Palinuro, proprietario di “cento case”); ed una canzone sull’immancabile camorrista che presenta il proprio programma elettorale e che si arricchisce a discapito di uno Stato che non esiste.

Siamo ormai giunti al gran finale, con una delle canzoni più criticate e amate del gruppo stesso: Napule. Un brano ricco di luoghi comuni, tra i peggiori, su Napoli e i Napoletani, con riferimenti tragicomici alla monnezza, al mariolo, al parcheggiatore abusivo e chi più ne ha più ne metta.
Ma anche un brano che solo chi vive e conosce bene Napoli può permettersi di scrivere e presentare, allo scopo di rottamare la “Napoli intesa come luogo comune, come centro mediatico (quindi falso) del malaffare” perchè  il vero malaffare italiano parte da Milano e viaggia verso Bruxelles”, come saggiamente dichiarato dallo stesso Del Gaudio in una recente intervista.

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Scritto da Fabiana Bianchi
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